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Il 2 giugno venne celebrata la nascita della Repubblica, ma tale nascita non fu facile, perché il percorso della democrazia italiana fu costellato più di punti di rottura che di "concordia resistenziale". Prima il voto monarchico e poi il prepotente affermarsi del movimento qualunquista erano tutte spie di un'Italia non pacificata. Guglielmo Giannini colse questa inquietudine e Il 27 dicembre 1944, nella Roma ormai liberata dagli americani, pubblicò un nuovo settimanale, destinato a una fortuna folgorante quanto effimera. Nella vignetta della testata, dietro una enorme "U" in rosso, iniziale dell'Uomo Qualunque, si vedeva un ometto sotto un torchio manovrato da mani rapaci. Sembrava uno dei tanti giornali satirici, ma una nota nella quarta e ultima pagina di avvertiva del contrario: «Questo non è un giornale umoristico, pur pubblicando caricature e vignette [...]. È il giornale dell'Uomo Qualunque, stufo di tutti, il cui solo ardente desiderio è che nessuno gli rompa più le scatole». Fin dal primo numero, Giannini espresse un violento disprezzo per i politici di professione, il nascente sistema partitico, l'antifascismo che non si dimostrava migliore del defunto fascismo.